Per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti nella distribuzione commerciale oltre la metà (il 60 per cento) va alla distribuzione commerciale, il 23 per cento all’industria di trasformazione e solo il 17 per cento per remunerare il prodotto agricolo. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare l’avvio dell’istruttoria dell’Antitrust nei confronti della supercentrale d'acquisto 'Centrale Italiana' e delle 5 catene distributive che ne fanno parte Coop, Despar, Il Gigante (attraverso la controllata Gartico), Disco Verde e Sigma. Sono questi gli ostacoli che - sottolinea Moncalvo - impediscono una leale e trasparente collaborazione all’interno della filiera agroalimentare di cui l’affermazione del vero Made in Italy avrebbe davvero bisogno. In altre parole secondo l’analisi della Coldiretti il prezzo di un prodotto alimentare aumenta piu’ di cinque volte dal campo alla tavola per colpa delle distorsioni e delle speculazioni lungo la filiera di cui la distribuzione commerciale è certamente in parte responsabile nei confronti dei consumatori e dei produttori agricoli. L’intervento dell’Antitrust era quindi atteso nei confronti dei nuovi poteri forti dell’agroalimentare dove poche grandi piattaforme commerciali di acquisto - sottolinea la Coldiretti - trattano sul mercato in condizioni di posizione dominante e spesso prevaricazione delle centinaia di migliaia di imprese agricole che non hanno nessun potere contrattuale e sono costrette a subire formule vessatorie che mettono a rischio le condizioni di competitività della produzione Made in Italy. La grande distribuzione commerciale - denuncia la Coldiretti - sfrutta spesso il suo potere di mercato nei confronti degli agricoltori attraverso compensi inadeguati, termini di pagamento eccessivi, vendite sottocosto a carico dei fornitori, contributi ingiustificati alle spese pubblicitarie e insistenza sulla fornitura esclusiva. Una situazione che non consente in molti casi agli agricoltori di coprire i costi di produzione ed era quindi necessario secondo Coldiretti un intervento nei confronti di un comportamento commerciale lesivo della concorrenza lungo la catena di approvvigionamento alimentare. (fonte: Coldiretti)