Gli italiani apprezzano i bioshopper in quanto riducono l’impatto ambientale delle attività umane. Via libera, dunque, anche all’anticipo delle sanzioni, visto che le aziende hanno avuto tutto il tempo di adeguarsi alla normativa. È quanto emerge da un’indagine su un campione di 800 italiani, rappresentativo della popolazione maggiorenne del nostro Paese, che Ispo Ricerche, l’istituto per gli studi sulla pubblica opinione di Renato Mannheimer, ha realizzato per Assobioplastiche.
Il consenso verso la norma è quasi unanime: circa il 90% dei rispondenti ritiene che si tratti di un passo avanti nel rispetto dell’ambiente e che un’imposizione di legge sia positiva se costringe a essere più responsabili dal punto di vista ambientale. Allo stesso modo non è in discussione la necessità delle sanzioni e l’urgenza delle stesse, che per molti (62%) sarebbero dovute entrare in vigore sin dal 2011. Il 76% ritiene, infatti, che gli operatori del settore, da gennaio 2011, abbiano avuto tutto il tempo di adeguarsi.
Risultati meno uniformi sull’apprezzamento per gli shopper. Meno della metà degli intervistati conosce la distinzione tra biodegradabili e compostabili. Tra le caratteristiche dei compostabili, la resistenza rimane uno degli aspetti più criticati, in particolare per il riutilizzo dei bioshopper per la spesa. Non si riscontrano invece particolari criticità per il riutilizzo per la raccolta differenziata, per la dimensione, per l’odore e per il prezzo alla cassa, fattori ritenuti accettabili per più del 50% dei rispondenti. Diffuso e costante l’apprezzamento, invece, per la possibilità che i sacchetti per imbustare frutta e verdura siano in materiale compostabile e al 52% dei rispondenti, farebbe piacere che fosse proprio il supermercato di fiducia ad avviare questa sperimentazione. Infine, gli intervistati mostrano un atteggiamento generalmente positivo verso la chimica verde: per il 69% degli italiani si tratta di un settore con possibilità di espansione (e conseguente disponibilità di posti di lavoro), sul quale il nostro Paese dovrebbe puntare maggiormente. A questo proposito è interessante notare come non si riscontri un sensibile ‘effetto Nimby’: il 44% degli intervistati si dice d’accordo sia alla conversione di vecchi impianti industriali in nuovi impianti per la chimica verde, sia al fatto di veder sorgere uno di questi impianti nelle vicinanze di casa propria.