La ripresa non c’è stata e non ci sarà nemmeno nel 2015, ma la luce in fondo al tunnel gli italiani inizieranno a vederla. Ottavo anno dall’inizio della crisi, il 2015 presenta più opportunità che rischi e se il 2014 si chiude con una flessione del Pil quantificabile in un –0,4%, l’anno alle porte si apre su uno scenario di cauto ottimismo. Variazione positiva del Pil (+0,5%) spinta da un rafforzamento dei consumi delle famiglie (+0,7) e dal contributo delle esportazioni ma ancora frenata dal contributo pressoché nullo degli investimenti e dalla spesa pubblica tuttora in contrazione. Giocano a favore di questa possibile inversione di tendenza una politica del bilancio pubblico dopo anni un po' meno restrittiva e soprattutto la discesa dell’inflazione e il conseguente incremento del potere d’acquisto delle famiglie dovuto soprattutto alla recente contrazione del prezzo del petrolio. Sono i dati e le previsioni di Coop, la prima catena della grande distribuzione in Italia all’indomani delle festività desumibili dal Rapporto Coop redatto in collaborazione con Ref Ricerche e Nielsen, ora in versione completa dopo l’anteprima digitale dello scorso settembre.
La cinghia tenuta stretta a lungo inizia a allentarsi seppur di poco e, trainati da una lieve ripresa dei redditi delle famiglie nel 2015, dovrebbero tornare finalmente positivi anche i consumi che con una minima variazione positiva stimabile in un +0,7% farebbero comunque segnare il miglior risultato degli ultimi 5 anni. Non c’è da gridare al miracolo perché continuano a gravare sulle famiglie preoccupazioni di non poco conto, a partire dal dramma disoccupazione (reale o temuta) che ferisce le propensioni agli acquisti; è vero d’altronde che alcuni non sono più procrastinabili e infatti dall’aggregato emerge il recupero dei beni durevoli rimandati sine die e il cui rinnovo è diventato impellente (è il caso dei grandi elettrodomestici +1,2%, ma anche l’auto +2,5%), prosegue il trend favorevole dei prodotti legati alla connettività mobile (smartphone, tablet ed altri wearable device), anche se il vero vincitore sarà ancora nel 2015 e negli anni a venire il mondo dell'online: l'eCommerce fa segnare nella stagione natalizia una crescita stimabile in quasi il 30% e dai 14 miliardi del 2014 è atteso triplicare nel prossimo quinquennio oltre quota 40 miliardi annui.
In fondo alla classifica dei consumi restano i carburanti (ancora in contrazione nel 2015 del -2,0%) l'abbigliamento e l'alimentare. La spesa degli italiani per il cibo tra il 2006 e il 2014 è purtroppo arretrata di ben 12 punti percentuali e proiettandosi verso il 2016 le cose non sembrano affatto migliorare: i consumi risultano in termini reali ancora inferiori di quasi 20 miliardi rispetto ai livelli di dieci anni prima. Nel 2015 si rafforzeranno gli stili alimentari emergenti: le diete bio, veg, gluten free e per le intolleranze alimentari faranno comunque segnare incrementi a due cifre.
Nell'alimentare gli italiani in questo clima di austerità hanno maturato una eccezionale capacità di innovazione che consente loro di rivoluzionare il carrello della spesa e di difendere il proprio livello di consumi pur continunando a risparmiare. Essi si giovano di un mercato retail sempre più ricco di opportunità dove al fianco della Gdo si riqualificano gli operatori tradizionali, si affermano soprattutto i nuovi specializzati (chimico, bio, surgelati, specialties alimentari) e crescono le nuove forme di approvvigionamento nostore (autoproduzione, gruppi d'acquisto, vendita diretta, eCommerce, ecc.).
Anche per queste ragioni le vendite della Gdo fanno segnare a Natale una ulteriore battuta d'arresto (riduzione superiore ai 2 punti percentuali in dicembre) e chiudono l'anno con una variazione negativa intorno all'1%. Per la Gdo si chiude uno degli anni peggiori in termini di fatturato ma le previsioni 2015 sembrano segnare una lieve inversione di tendenza (+0,4%) che privilegerà sopratutto i freschi, i punti vendita di dimensioni medio-grandi e ancora una volta i discount.
“Il recupero del reddito disponibile reale a disposizione delle famiglie è il dato significativo su cui si chiude il 2014 e si apre il 2015 –sostiene Albino Russo, responsabile dell’Ufficio Studi Economici di Ancc-Coop (l’Associazione Nazionale delle Cooperative di Consumatori) che cura il rapporto annuale “Consumi e distribuzione”- ed è frutto di diverse azioni: sicuramente la politica fiscale meno restrittiva varata dal Governo (il bonus fiscale, la possibilità di trattenere in busta paga l’accantonamento di fine rapporto) ma anche gli effetti della minore inflazione e il crollo del prezzo del petrolio. E’ altrettanto significativo però che a fronte di un aumento dei redditi reali non si registri un più robusto aumento dei consumi. L'Italia è un paese vecchio e immobile, che potrà tornare a guardare con fiducia al futuro solo quando i redditi e la ricchezza smetteranno di essere ostaggio di quanti non trovano motivo di spenderli e potranno invece essere utili ai progetti di vita delle nuove generazioni fin qui frustrati da questa lunghissima recessione”.