SapereCoop è un progetto culturale che Coop mette a disposizione, gratuitamente, degli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, offrendo percorsi dedicati alle classi, dall’infanzia alla secondaria. Ma non solo. SapereCoop è anche un “kit di esperienze” che comprende percorsi e strumenti di apprendimento, rivolti ai bambini e ai ragazzi, studiati per sviluppare il pensiero critico e stimolare il consumo consapevole e la cittadinanza attiva.
Comunicazione, sostenibilità, linguaggi e comunicazione sono i temi centrali delle attività a scuola; prodotti, consumo e consumerismo sono il cuore dell’esperienza svolta al supermercato, utilizzando strumenti e metodologie cooperative e di apprendimento tra pari.
Dalla scoperta dell’etichetta ad un uso consapevole delle nuove tecnologie e della rete, dalla comprensione dei linguaggi attraverso la lettura dei silent book al nuovo percorso "#ambientefuturo - Lo spazio intorno a noi": l’offerta educativa Coop è attuale perché pensata per accompagnare i bambini e i ragazzi alla comprensione dei cambiamenti culturali della contemporaneità.
Diverse personalità del mondo culturale, educativo e accademico ci hanno lasciato testimonianze e riflessioni sul progetto. Dopo l'intervento di Federico Taddia e di Giovanni Biondi, concludiamo con quello di Leonardo Becchetti (Professore di Economia Politica all'Università di Roma Tor Vergata e co-fondatore di NEXT - Nuova Economia per Tutti), che ci parla di come il futuro sia nelle nostre scelte, scelte quotidiane di consumo e di risparmio, e di come sia importante insegnare ai ragazzi a scuola a non farsi "rubare" quel futuro.
"Siamo naturalmente portati a pensare che qualcun altro debba risolvere i problemi della nostra società. Cerchiamo l’uomo forte, il leader illuminato e di fronte ai problemi sociali, economici, ambientali, ai limiti e ai disagi che viviamo nelle nostre città tendiamo a prendercela con il sindaco o il politico di turno. I problemi del mondo però non si possono risolvere “a due mani” (la mano invisibile del mercato e quella visibile del premier o del sindaco lungimirante) ma soltanto “a quattro mani” (le due precedenti più la terza della cittadinanza attiva e la quarta delle imprese responsabili). Lo affermano ormai unanimemente le scienze sociali ed economiche (è questo il cardine del paradigma dell’economia civile) e le stesse organizzazioni internazionali. Nell’agenda 2030 delle Nazioni Unite, che stabilisce gli obiettivi e le strategie che l’umanità si è data per risolvere le grandi questioni globali, al punto 12 leggiamo “consumo e risparmio responsabile” e al punto 17 “partnership per gli obiettivi del millennio” (tra istituzioni, imprese e cittadini).
Cerchiamo di approfondire una delle più importanti dimensioni della cittadinanza attiva, quella economica. Il mercato è fatto di domanda e di offerta. La domanda siamo noi, è la somma delle nostre scelte quotidiane di consumo e di risparmio. Io ho (e tutti noi dell’economia civile abbiamo) un sogno. Se un giorno ci svegliassimo e capissimo che “il mercato siamo noi” iniziando a “votare con il portafoglio”, ovvero a premiare con le nostre scelte le aziende che sono all’avanguardia nel creare valore economico in modo socialmente e ambientalmente sostenibile, il 90% dei nostri problemi sociali ed economici sarebbe risolto. Con il nostro voto daremmo indicazioni molto chiare al mercato, le imprese troverebbero la responsabilità sociale e ambientale economicamente conveniente e tutto il sistema produttivo si orienterebbe in quella direzione. Il lavoro sarebbe tutto lavoro degno e i prodotti sarebbero realizzati facendo la massima attenzione alle conseguenze per l’ambiente e per la nostra salute. Siamo ancora molto lontani da quel mondo e vittime della “dittatura del prezzo”. Se qualcosa costa troppo poco, dovremmo insospettirci. Qualcuno (l’ambiente, il lavoro, la nostra salute) ne sta pagando il prezzo e quel prezzo prima o poi arriva anche a noi sotto forma di conflitti sociali o disastri ambientali.
Quali ostacoli rendono difficile la realizzazione del sogno? Sono quattro. La consapevolezza (siamo ancora troppo pochi ad essere consapevoli di avere questo enorme potere), l’informazione (una volta convinti dobbiamo disporre dell’informazione che ci aiuta a votare per il prodotto migliore), il coordinamento (la cosa funziona se le scelte sono coordinate) e infine il fatto che un prodotto “più sostenibile” possa costare di più. Per risolvere i problemi del mondo con la cittadinanza attiva e col voto col portafoglio non basta però che un singolo cittadino si convinca, si devono convincere in tanti.
Concludo con un elemento di ottimismo. In finanza circa venti anni fa alcuni sognatori hanno deciso di creare dei fondi d’investimento che votassero col portafoglio (acquistando le azioni solo delle aziende al di sopra di standard minimi sociali e ambientali). I quattro ostacoli sono stati superati (i gestori dei fondi erano consapevoli, informati, coordinati in partenza perché avevano ricevuto il mandato dei risparmiatori). Quel seme piantato tanti anni fa è cresciuto e oggi il voto col portafoglio dei fondi d’investimento sta diventando la regola generale del mercato, anche per proteggersi dai rischi finanziari che imprese “irresponsabili” producono sui loro portafogli.
Ho un altro sogno. Se nelle scuole l’educazione alla cittadinanza crescesse e i ragazzi imparassero il potere e la forza della cittadinanza attiva e del voto col portafoglio? E se le centinaia di migliaia di giovani che scioperano per il clima per non farsi “rubare il futuro” accompagnassero questa importante manifestazione civica ad un segnale forte di voto col portafoglio premiando le aziende più sostenibili, quanto cambiamento potremmo produrre nel mondo? La ricchezza della nostra vita è la ricchezza dei nostri progetti e dei nostri sogni, e cresce ancor più quando vediamo semi che producono frutti. Possiamo essere ricchi, molto ricchi tutti insieme. Tutti dicono che per riuscirci “bisogna iniziare dalla formazione e dalle scuole”.