La ricerca sullo stato di salute del mobile payment in Italia, realizzata dall'Osservatorio NFC & Mobile Payment della School of Management del Politecnico di Milano e presentata oggi a Milano, rappresenta un punto di svolta fondamentale per il mercato - ma soprattutto per la cultura e lo sviluppo strategico - dei sistemi di pagamento da mobile. «La ricerca 2012 ha preso in considerazione sia i servizi di mobile payment, dove il solo pagamento è attivato attraverso un dispositivo cellulare, sia i servizi di mobile commerce, dove più fasi del processo commerciale, emissione dell'ordine compresa, avvengono appoggiandosi anche al dispositivo cellulare», spiega Valeria Portale, coordinatrice della team di ricerca.
Complessivamente, il mobile remote payment & commerce passa da 700 milioni di euro nel 2011 a oltre 900 milioni di euro nel 2012; i contenuti digitali continuano a rappresentare circa il 50% del transato, ma cresce soprattutto il mobile commerce di beni e servizi, che ha mosso nel 2012 circa 180 milioni di euro, «spinto dalla sempre maggior propensione all’utilizzo degli smartphone da parte degli utenti e dalla facilità di proposizione per gli esercenti», spiega Portale.
Ma, al di là dei fatturati, sono altri i numeri che emergono dalla ricerca e che consentono di dire che nel campo del mobile payment il punto di svolta è stato doppiato e la crescita dal 2013 in poi promette di essere significativa: a fine 2012 si contavano circa 2,2 milioni di telefoni NFC già venduti che, secondo le stime più conservative effettuate dai ricercatori - considerando la spesa pro-capite per la sostituzione del parco telefoni e le scelta di Apple per il prossimo iPhone (sarà dotato o meno di tecnologia NFC?) diverranno circa 6,0 milioni a fine 2013. Infine, dal 2011 al 2012 le carte contactless circolanti sono passate da 750.000 ad oltre 2 milioni. «Sono passi da gigante, se si considera la scala temporale su cui sono misurati», osserva la responsabile della ricerca.
Qual è l'elemento in più, rispetto allo scorso anno, che vi ha convinto a dire, nel titolo di questa ricerca, che nel campo del mobile payment "l'Italia s'è desta"?
Il fatto che su questa linea di frontiera si stanno muovendo tre player fondamentali: le aziende di telefonia, le banche, la grande distribuzione. Tre mondi diversi che finalmente hanno capito di avere un obiettivo comune da raggiungere, e che l'unico modo per raggiungerlo è agire insieme. È fondamentale infatti che questo ecosistema si muova in modo congiunto; sbaglia chi pensa che sia una "competenza" solo delle telefoniche, o solo delle banche, o che la spinta debba arrivare dal mondo del commercio. Di sicuro il passaggio chiave, che consente la svolta, è stato l'accordo stretto tra i big della telefonia - Telecom Italia, Vodafone, Wind, H3G e Poste Mobile - e comunicato lo scorso ottobre, in occasione del GSMA NFC Mobile Money Summit, che prevede un'intesa operativa per lo sviluppo congiunto di un sistema di mobile proximity payment. E che si concretizzerà nel 2013 con le prime iniziative di emissione di soluzioni di pagamento ospitate sulla sim NFC del telefono e ricaricate in modalità da remoto. Un accordo importante anche perché chiarisce bene i ruoli dei tre player, e mette da parte quel pensiero, per alcuni un timore, che gli operatori telefonici volessero entrare pesantemente nel mondo dei pagamenti. Invece questo accordo ridefinisce i compiti e posiziona le telco come interlocutori del sistema bancario da una parte e della grande distribuzione dall'altra.
Un processo quindi che sta diventando realtà?
Le sperimentazioni avviate sul finire del 2012, e che nel primo semestre 2013 entrano nel vivo, sono già numerose: per quanto riguarda i sistemi di mobile proximity payment con tecnologia NFC promossi dalle banche e dalle compagnie telefoniche si va da BNL YouPass, all'Enjoy Mobile Payments di UBI Banca, da Move and Pay di IntesaSanpaolo ai Servizi Proximity di PosteMobile. Non solo: sono stati lanciati nuovi servizi di mobile remote payment promossi da esercenti e catene della grande distribuzione come Auchan, Mondo Convenienza, AMT Genova, Start Romagna e nuove applicazioni e siti dedicati di mobile commerce (Charta, Grimaldi Lines, Gucci, Libraccio, Prezzofelice.it). Insomma, si cominciano a vedere progetti interessanti e che funzionano.
Qual è l'apporto che le banche stanno dando a questa rivoluzione?
Come detto, le banche sono uno dei tre vertici di questo triangolo che marcia unito. Certo, rispetto alle telefoniche, il mondo delle banche è molto più variegato, presenta innanzitutto molti più attori, e con livelli diversi di propensione all'innovazione. Quel che possiamo dire è che non si assiste al solito schema per cui i big corrono, e gli altri seguono: le sperimentazioni nel campo del payment infatti sono spesso partite da realtà medio-piccole. Ma soprattutto le banche stanno svolgendo un ruolo fondamentale rispetto al mondo degli esercenti: sono le banche, insieme al mondo dei circuiti di pagamento, che stanno accompagnando la grande distribuzione e la distribuzione di prossimità nel cammino verso sistemi di contactless prima, e quindi dei pagamenti mobile. In Italia abbiamo a oggi circa 30mila esercenti dotati di sistemi di pagamento contactless. Secondo le nostre previsioni, saranno 170mila a fine 2013. E questo grazie all'impegno delle banche.
Nello scenario che sta tracciando manca un protagonista fondamentale: l'utente. Come convincere gli italiani ad abbracciare questi nuovi sistemi di mobile payment?
Gli italiani non hanno mai mostrato un grande e deciso entusiasmo nello scegliere il pagamento elettronico. Basti pensare che se guardiamo i dati 2011-2012 l'utilizzo delle carte è cresciuto solo del 4%, una crescita inferiore rispetto agli altri Paesi Ue. Però sempre i numeri dicono che gli italiani hanno una grande familiarità con il telefonino, sono 48 milioni i telefonini in Italia e il 40% di questi è uno smartphone. Tutto ci fa presupporre che questa familiarità, direi quasi confidenza con il telefonino, possa far fare quel salto di fiducia verso il mondo dei pagamenti elettronici. Con un dato in più: nel 2013 diventeranno sempre più evidenti le potenzialità degli smartphone nel proporsi come dei mobile wallet, dei veri e propri portafogli che consentono di conservare in formato elettronico i coupon della scontistica, la tessera punti del mio supermercato di fiducia, i buoni pasto dell'ufficio stanno già migrando nel formato mobile... a questo punto, anche pagare con il telefonino diventerà un gesto d'abitudine.
Ultimo aspetto, che può contribuire a far cadere questo ultimo filo di diffidenza: qual è il grado di sicurezza dei sistemi di mobile payment?
Abbiamo affidato ai nostri colleghi del dipartimento di elettronica del Politecnico l'analisi sperimentale dei sistemi più diffusi di pagamento con tecnologie NFC, e abbiamo avuto la conferma che si tratta di tecnologie ad alto standard di sicurezza. Ovvio, questo non vuol dire che il mondo dei pagamenti da mobile sia al sicuro da frodi, ma c'è un elemento che dà una sicurezza in più: quando viene clonata e utilizzata in modo fraudolento una carta di credito spesso l'utente se ne accorge quando ormai è troppo tardi, i sistemi di alert sono ancora limitati. Lo smartphone, invece, ha uno schermo che bene o male teniamo sempre sott'occhio: vediamo in tempo reale se sono in corso dei movimenti sospetti, o delle vere e proprie frodi. (fonte:thebizloft)