Nella sua lunga storia la Calabria è stata terra di approdo, transito e conquista per popoli gravitanti nel bacino del Mediterraneo e genti provenienti dalle regioni transalpine, che hanno dato vita ad una straordinaria polifonia culturale fatta di innesti e persistenze, di una fervida dialettica tra tradizione ed innovazione.
Il suo territorio è stato abitato da una serie vastissima di popoli antichi, quali gli Aschenazi, Itali, Ausoni, Enotri, Lucani, Bruzi, Greci e Romani, nel Medioevo da Bizantini e Normanni, seguendo le sorti del regno di Napoli, da Angioini ed Aragonesi; infine ha trovato la sua collocazione odierna prima nel regno d’Italia, poi nella Repubblica Italiana.
La storia si ripete, perpetua se stessa in ogni momento, e per farlo, seppure dissacrante possa sembrare l’analogia, oggi si manifesta nel mondo della distribuzione organizzata calabrese.
Nei primi mesi del 2013 l'attività economica in Calabria ha continuato a risentire della nuova fase congiunturale sfavorevole del 2011. Produzione e domanda rimangono ancora sui valori minimi dell'ultimo triennio ma, dopo la flessione registrata nella prima parte del 2013, dalla metà dell'anno in corso si registrano segnali di stabilizzazione.
Nonostante i segnali confortanti che arrivano dal settore agro-alimentare calabrese, che ha avuto un incremento del 20%, le aziende distributive locali non riescono a guardare al futuro con ottimismo.
Cosa è accaduto? La globalizzazione da una parte, che determina il degrado ambientale, la perdita delle identità locali, la riduzione della sovranità e dell'autonomia delle economie locali, e la malafede di qualche imprenditore dall’altra, ha reso, ancora una volta, la Calabria, terra di conquista.
Chi ha contribuito al degrado di molte imprese distributive calabresi? Forse gli istituti bancari che hanno elargito i risparmio dei cittadini a favore delle catene distributive concedendo fidi senza limiti e controlli? Oppure i manager dell’industria alimentare che hanno gestito il portafoglio finanziario dei clienti in modo improprio, facendo crescere i crediti in modo spropositato? Quante imprese ancora oggi ci sarebbero, seppur ridimensionate, se banche e industria avessero controllato la loro crescita? Le tante situazioni di default finanziario manifestatesi in Calabria sono riconducibili alla mancanza di vision da parte di alcuni imprenditori che, con una gestione a dir poco “allegra”, hanno portato le proprie aziende al tracollo finanziario?
Negli ultimi anni in Calabria sono scomparsi alcuni importanti gruppi distributivi quali G.D.M. S.p.A. (Carrefour) Ce.Di. Sisa Calabria S.p.a. Center Gross S.r.l. ed Europa 2000 S.r.l. (Standa) che rappresentavano, assieme ad AZ S.p.A. (Auchan-Sidis), G.A.M. S.p.A. (Despar), Surgel Jonica (Pam) e il Gruppo Perri (Carrefour), la parte migliore dell’imprenditoria calabrese nella distribuzione organizzata.
Oggi la maggior parte delle aziende distributive calabresi stanno assistendo, per ragioni diverse, apaticamente, all’invasione di nuove catene distributive, più o meno accreditate, che attraversando lo stretto o la dorsale appenninica, stanno saccheggiando il territorio calabrese, non solo rastrellando fatturati, ma anche togliendo lavoro all’indotto del settore privilegiando fornitori e prodotti provenenti dalle loro o da altre regioni. L’unica nota lieta riguarda i posti di lavoro che, per ovvie ragioni, sono costrette ad offrire ai giovani disoccupati calabresi.
Una tra le prime aziende siciliane arrivate in Calabria è la Commerciale GiCap S.p.A. di Tremestieri (ME - Qui Conviene) che nello scorso mese di maggio ha chiuso un accordo con la società “Europa 2000”, riaprendo alcuni supermercati rimasti travolti dal default finanziario del master franchising Standa. Qualche anno prima lo stesso gruppo, con la società Calabria Discount S.r.l., ha provato ad espandersi nelle altre provincie calabresi, riuscendo ad insediarsi nella sola città di Cosenza.
Da circa un anno, per porre rimedio ai magri risultati ottenuti in passato, una società del consorzio SD, la Ergon, sta collaborando con la società Detercart della Famiglia Lombardo di Melicucco (Interdis), per sviluppare l’insegna Ard Discount in Calabria.
Anche i Fratelli Cambria di Pace del Mele (ME), con l’insegna “Spaccio Alimentari” (soft discount mascherati da supermercati), si sono ben posizionati nell’area reggina, aprendo dieci punti vendita (molti dei quali acquisiti). Il programma di sviluppo è continuato con l’apertura dei punti vendita di Catanzaro e Cosenza.
Tra le aziende siciliane presenti in Calabria non poteva mancare SMA Sicilia, che per sua vocazione è sempre stata presente sul territorio reggino. Attualmente detiene poche quote di mercato perché i supermercati affiliati della società SGS Group S.r.l. (Crocè - Surace) sono in Amministrazione Controllata.
L’ultima, in ordina di tempo, ad attraversare lo stretto è stata la società Supermercati Bonina S.r.l. dell’imprenditore Bonina di Barcellona (Sigma – Supermercati Alimentari), che ha acquisito tre punti di vendita in provincia di Reggio Calabria (Reggio Calabria, Rosarno e Gioia Tauro) e quattro in quella di Cosenza (due a Cosenza, Rende e Rossano). Quelli della provincia di Cosenza sono state ereditate dal centro distributivo Sigma di Rogliano chiuso a seguito del noto default finanziario.
Dalla Campania la società Lillo S.p.A. (MD Discount) presidia bene buona parte della regione Calabria avendo aperto 48 punti vendita nelle varie provincie (27 Cosenza, 9 Crotone, 6 Catanzaro e 6 Reggio Calabria) acquisendo una discreta quota di mercato, mentre le insegne Lidl (8 punti vendita) ed Eurospin (18 punti vendita) mantengono ferme le loro posizioni, anche se la seconda è più presente sul territorio.
Discorso a parte merita la Cooperativa Conad Pac2000A (988 associati e 12.709 addetti in quattro regioni (Umbria, Lazio, Campania e Calabria) che, sfruttando la mancata predisposizione dei distributori calabresi a sviluppare il franchising, partendo dall’Umbria sta monopolizzando l’intera regione aprendo punti vendita o acquisendo affiliati in ogni dove, tant’è che nel 2012 ha fatto registrare, nella sola regione Calabria, un fatturato di 212 milioni di euro.
Per quanto riguarda l’elettronica, l’unica realtà degna di nota era quella della CenterGross, che oltre ad essere presente in Calabria, era risuscita ad espandersi anche in Sicilia. Anch’essa è stata travolta dalla crisi cedendo mestamente il passo ai soci Euronics Tufano Group S.r.l. (Campania) e Bruno S.p.A. (Sicilia).
Cosa stanno facendo i retailer per contrastare l’effetto dello “tzunami” scatenatosi sulla distribuzione calabrese?
La prima che merita di essere citata è la società AZ S.p.A. di Catanzaro (Auchan – Sidis) che, oltre ad essersi distinta nel corso degli anni per serietà e professionalità, sta cogliendo le opportunità createsi per le manifeste difficoltà dei suoi competitor, riuscendo finalmente a penetrare in zone commerciali che le erano “tradizionalmente” ostili. Infatti, è riuscita ad acquisire quattro punti vendita ex G.D.M., tre ubicati nella città di Reggio Calabria, e uno nella città di Crotone. Non solo, è anche riuscita ad aggiudicarsi l’area alimentare del centro commerciale “La Perla dello Stretto” ubicato a Villa San Giovanni (unico centro commerciale in Italia al momento senza piastra alimentari) e la piastra alimentare di un parco commerciale che dovrebbe sorgere nel comune di Rende.
La società AZ S.p.A. non sta investendo solamente nello sviluppo, ma anche nell’ammodernamento di alcuni punti vendita. Ha già fatto l’ampliamento e il restyling del punto vendita di Sellia Marina (CZ), e sta procedendo con il restyling di un supertore ubicato a Catanzaro.
E gli altri competitor? Di spessore diverso, ma parimenti in auge, è il Gruppo Perri dei Fratelli Perri di Lamezia Terme, master franchising Carrefour in Calabria, che sta facendo sviluppo in modo ponderato. Presente in quattro delle cinque province calabresi (assente a Crotone), ha appena acquisito dalla società Alba Distribuzione della Famiglia Cordua di Rocca di Neto (KR), che ci risulta stia per chiudere i battenti, lo storico superstore di Squillace Lido (CZ).
Diversamente vanno le cose in casa Despar. Dopo un periodo di crescita durato circa quindici anni, dopo aver persino tentato di acquisire quote di mercato in Campania rilevando un paio di iper (ad insegna Coop e Carrefour) e una decina di supermercati (ad insegna Conad), non sta attraversando un buon momento. Come ha ben compreso il “presidentissimo” Antonino Gatto, questo “periodo di defiance” non può essere riconducibile ai pessimi risultati ottenuti in Campania, ma, se la situazione ha superato la soglia di criticità, le ragioni vanno ricercate altrove. In molti si chiedono se per rimettere a posto le cose sarà sufficiente vendere alcune unità immobiliari, ridurre le superficie di vendita degli iper e il numero dei dipendenti . A nostro avviso, è in momenti difficili come questi che, oltre a pensare alla riduzione dei costi, bisognerebbe cogliere “l’attimo” e viverlo come un’opportunità per riprogettare il rilancio dell’azienda, usando come volano per la crescita la riformulazione dell’offerta commerciale, che nel caso della Despar può essere tradotto nella trasformazione dei punti vendita, nati “commercialmente vecchi” in degli “store moderni”, di nuova concezione, mettendo il consumatore al centro del progetto per cercare di soddisfarne i bisogni. Visitando i locali del gruppo dopo le ristrutturazioni, ci i rende conto che la strada intrapresa non è quella giusta, e che, purtroppo, è stata sprecata un’altra opportunità.
La società Surgel Jonica di Crotone dell’imprenditore Francesco Pristerà, master franchising Pam, dopo aver consolidato la propria leadership nella città natia acquisendo un’Iper (insegna Quiper ex G.D.M.) e un Superstore ad insegna Crai (Ioppoli), e dopo aver intrapreso un’importante azione di sviluppo nella città di Catanzaro acquisendo cinque punti vendita (quattro ad insegna Carrefour dalla società Super Avit e uno ad insegna Standa dalla società Rivazzurra), anch’essa sta attraversando un momento difficile. Per superarlo, e dare nuova linfa alla sua attività, pare che l’imprenditore abbia deciso di cedere qualche negozio.
Un’altra catene che sta cercando di opporre una sana resistenza all’invasione “sicula-campana” è la società Reggina (Crai – Simply) della storica Famiglia Reggina di Mormanno (CS). Lo sta facendo sviluppando il canale franchising e quello dei cash and carry. Essendo un’azienda dai piccoli connotati, sta acquisendo quote di mercato affiliando piccoli negozi (fino a 350 mq) posizionati in aree di prossimità.
In questo periodo di “oscurantismo” del mondo distributivo calabrese trova terreno fertile il canale ingrosso. Molte piccole realtà calabresi si approvvigionano dai grossisti o nei cash and carry.
Per tale ragione terreno fertile stanno trovando i Fratelli Perrone di Piano Lago (CS), e la società D.C. Service S.r.l. della Famiglia De Caprio di Scalea (CS) che, con l’insegna “Contè” i primi e con quella “Vivo” la seconda, stanno raggranellando qua e la fatturati che non destano l’attenzione della G.D.O. e della D.O.
Chiudiamo ponendoci due quesiti: quanto stanno facendo i retailer calabresi sarà sufficiente per contrastare la crescita della catene distributive provenienti dalle altre regioni? Quanto peso avrà in futuro il reinvestimento della ricchezza derivante dal settore della distribuzione organizzata in Calabria?