Ferma in stanby. O in pausa di riflessione se preferite. Fatto sta che in Italia il 2013 sarà un anno di profonde trasformazioni per la Grande distribuzione, chiamata ad affrontare la duplice sfida del calo dei consumi e dei primi segnali di quella che sembra essere un'allergia del pubblico nostrano alla formula della commercializzazione di massa di elettrodomestici e prodotti di elettronica.
La grande fuga dal nostro Paese di marchi noti come Fnac e Darty, infatti, non può essere dovuta soltanto al saliscendi dei dati di mercato relativi alle compravendite dei device; per di più in un Paese dove le persone ancora non si rassegnano alla facile rinuncia di oggetti “cult” come lo smartphone o l'iPad. Così, chi decide di restare lo deve fare per forza di cose aggiornando le proprie strategie, cercando, se possibile, di tirare fuori dal cappello anche qualche novità.
E' il caso di Mediaworld, insieme a Saturn longa manus della tedesca Mediamarket in Italia e fresca della nomina alla carica di amministratore delegato dell'ex chief operating officer Maurizio Motta, che ha preso il posto dello storico ad Pierluigi Bernasconi, che ha lasciato dopo essere stato in azienda dagli esordi nel 1989.
E su come muoversi per rilanciare la presenza della Gd sul mercato Motta le idee le ha ben chiare.
“Dopo un inizio di 2012 molto negativo i consumi, nell'ultimo scorcio dell'anno, hanno cominciato a risalire, con gli smartphone e gli elettrodomestici a fare da apripista per quella che sembra essere una generale ripresa della domanda di soluzioni – spiega il nuovo ad -. Certo, lo storico sorpasso delle tavolette sui Pc e il risalto delle piattaforme mobili indicano che i tempi sono cambiati, che il mercato sta cambiando fisionomia e che l'offerta deve quindi adeguarsi”.
Anche quella della Grande distribuzione appunto, in bilico tra la ricerca di una relazione più stretta con il cliente e la concorrenza delle piattaforme di e-commerce. “L'addio all'Italia dei marchi Darty e Fnac fa male, soprattutto perché non sono loro a farci vera competizione. Il vero avversario sono Amazon e tutte quelle tecnologie che possono creare un link diretto tra produttore e consumatore” spiega Motta, che, da questo punto di vista, può contare però su due portali di vendita online, Mediaworld.it e Saturnshop.it, che al momento portano alla casa madre una percentuale di circa il 4% del fatturato.
La soluzione sta allora nel potenziamento immediato dei due canali?
“Sarebbe una risposta eventualmente positiva soltanto nel breve periodo, che alla fine però ci penalizzerebbe, perché squalificherebbe la forza dei nostri punti vendita sul territorio, attualmente 115 in tutta Italia (96 Mediaworld e 19 Saturn, ndr) più tutte le nuove aperture previste a breve a Milano, Roma e Palermo. La strategia deve essere invece complessiva, e guardare a una vision integrata” risponde il manager.
Non è un caso che i nuovi punti vendita previsti nelle tre grandi città seguiranno un nuovo layout e, soprattutto, saranno ubicati nelle zone centrali, sconfessando la scelta passata della periferia.
Come a dire che, dietro le nuove aperture, esiste un piano preciso. Che infatti c'è, e mira a fare del punto vendita sul territorio un eventuale luogo di “raccolta e smistamento” merci per gli utenti che hanno scelto di acquistare dal Web e di selezione accurata dei prodotti con tutta l'assistenza del pre e del post vendita per coloro che, invece, preferiscono ancora il contatto fisico e diretto con il prodotto che andranno ad acquistare. Che poi, a quanto pare, sono ancora la maggioranza del pubblico italiano.
Mediaworld sembra averlo capito, a differenza di altri prima che fosse troppo tardi. “Se vogliamo presentarci come unica entità, negozi e Internet devono essere tutt'uno” sentenzia Motta.