Finire l’anno con un segno “più”, di questi tempi, è un traguardo sicuramente importante: per il Conad Adriatico, infatti, il 2012 è stato un anno record, con un fatturato pari a 92,3 milioni di euro, in notevole incremento rispetto ai 75,2 milioni del 2011 (e se ne prevedono 95 per il 2013), in relazione alle Province di Ascoli, Fermo e Macerata, comprese nell’area di Conad Adriatico (il quale si sviluppa poi anche in Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata: complessivamente il fatturato 2012 è di 933,8 milioni, in aumento del 4,8% rispetto al 2011).
“Il nostro segreto è il rapporto con il territorio, con le imprese fornitrici e con le cooperative dei soci che guidano i nostri punti vendita” spiegano il direttore commerciale Federico Stanghetta e Lucia Grandoni, direttore Sviluppo.
I numeri, infatti, parlano chiaro: 279 cooperatori, 256 collaboratori nella sede di Monsampolo del Tronto, 4.321 nei punti vendita (i cui 460 marchigiani). Così Conad Adriatico si conferma come la più grande azienda alimentare marchigiana, con una quota mercato del 9% (+1,4% rispetto al 2011). Sempre più importante il sistema delle promozioni: sono state 256 nel 2012, con un’incidenza del 29% sul fatturato.
Uno dei punti forti è quello del rapporto con la produzione agroalimentare locale: sono infatti 178 i fornitori marchigiani, rispetto ai 152 del 2011.
“Siamo integrati con il territorio, e in questo modo riusciamo a creare una dinamica economica attiva e di qualità” spiega Lucia Grandoni, “con loro sono stati stretti accordi per un importo di 74,1 milioni, un aumento di 15,5 rispetto ad un anno prima”.
E nonostante la crisi, Conad Adriatico è riuscito ad investire 9 milioni per la ristrutturazione della rete di vendita, su un totale di 26 milioni.
“Mi complimento con Conad per la capacità di riuscire a rinnovarsi e vincere la sfida commerciale in un momento così difficile e complesso” afferma il presidente della Camera di Commercio di Ascoli, Adriano Federici.
Mentre Federico Stanghetta aggiunge: “La crisi si sente e sta ristrutturando la maniera di consumare. Ad esempio 15 anni fa si sprecava fino ad un terzo del pane comprato, ora non più: e meno sprechi significa anche meno consumi. Poi accade, ad esempio, che i consumi di carne di vitellone scendano del 14% come chilogrammi venduti, ma solo del 4% sul valore: segno che si consuma meno carne ma si tende a non scendere troppo sulla qualità. E ancora: l’acquisto di smartphone sale del 56%, dei telefonini classici crolla del 30%, e tra le stranezze emerge che in caso di rottura della lavastoviglie, molti evitano di ricomprarla: o mangiano coi piatti di plastica, o ricominciano a lavare a mano”.
“Concludo citando una frase del nostro amministratore delegato, Antonio Di Ferdinando – dice – Siamo come una carovana che si è inoltrata in un canyon e sottoposta ad attacchi continui: non tutti arriveremo oltre. Conad, però, ce la sta facendo”.