Avete già sentito parlare di iBeacon? iBeacon è un marchio proprietà di Apple che fa riferimento ad una tecnologia a disposizione di qualunque produttore di hardware e software. iBeacon sfrutta il nuovo protocollo Bluetooth 4.0 (quello a basso consumo) per la segnalazione a corto raggio tra gli smartphone e i cosiddetti “fari” (beacon): dispositivi piccoli, economici, disponibili in vari formati, capaci di rimanere operativi, sfruttando la propria batteria, per diversi mesi o addirittura anni senza bisogno di essere collegati alla rete elettrica.
Chiariamo subito che non tutti e non solo i device Apple possono sfruttare questa tecnologia. iBeacon è supportato dagli iPhone a partire dal modello 4s e dagli iPad successivi ad modello 3a, a condizione che siano aggiornati ad iOS7 (o superiori).
Sul fronte Android, iBeacon è supportato dai device con Bluetooth 4.0 e sistema operativo successivo alla versione 4.3, ovvero la gran parte di smartphone e tablet Android commercializzati negli ultimi 18 mesi . E’ molto probabile che presto anche i telefoni Windows Phone verranno dotati di questa compatibilità.
Prima di provare a capire/immaginare a cosa possa servire in pratica questa tecnologia, è importante chiarire, almeno in termini generali, di che cosa si tratta da un punto di vista tecnico.
L’operatività di un beacon consiste - semplicemente - nel segnalare in broadcast (a tutti quelli che ascoltano) il suo codice identificativo (UUID) associato ad una informazione che il dispositivo ricevente (tipicamente lo smartphone) è capace di tradurre in una distanza approssimata dal faro trasmittente (il beacon). Tutto qui.
Questa tecnologia diventa interessante per l’interazione possibile tra i beacon e gli smartphone: attraverso opportune applicazioni installate su di essi, gli smartphone sono in grado di “sentire” il segnale di uno o più beacon contemporaneamente, anche quando l’applicazione in questione non è accesa; l’applicazione sul telefono, in base agli identificativi dei beacon che percepisce nel suo “raggio di ascolto” in un certo momento, può mettere in atto comportamenti automatici, geograficamente contestualizzati.
Nello scenario d’uso più classico per questa tecnologia, un negozio o un supermercato (a patto che sia capace di motivare i suoi clienti o potenziali clienti ad avere installata una particolare app sul loro smartphone) potrebbe collocare uno o più beacon all’interno dei suoi spazi espositivi, proponendosi di risvegliare l’app sugli smartphone, quando i clienti si avvicinano ad un certo beacon, cercando di catturare la loro attenzione, magari con promozioni mirate e contestuali.
Da notare che l’eventuale promozione mirata non sarà veicolata dai beacon, sarà l’app sullo smartphone che “sentendo” uno specifico beacon (UUID), chiederà ad un server su Internet se fare qualcosa in sua presenza, e sarà il server a proporgli, eventualmente, di veicolare al cliente la promozione da fare apparire sullo smartphone.
Agli inizi del 2014, una nuova campagna realizzata da inMarket, e denominata “Mobile to Mortar”, prevedeva l’utilizzo della tecnologia iBeacon di Apple in oltre 200 supermercati sparsi tra Cleveland, San Francisco e Seattle.
In questi negozi sono stati disseminati una serie di ricevitori iBeacon, grazie ai quali i clienti potevano ricevere informazioni dettagliate sui prodotti che stavano visualizzando in quel momento. Ovviamente, per poter ricevere tali informazioni era necessario utilizzare un iPhone e l’apposita app gratuita realizzata da inMarket.
Gli utenti potevano anche scoprire eventuali offerte sui prodotti nelle vicinanze e utilizzare l’iPhone per raccogliere i punti del super mercato in base agli acquisti effettuati.
La localizzazione tramite iBeacon si ottiene sfruttando informazioni pre-esistenti circa le posizioni di installazione (stabili) dei beacon all’interno di un ambiente noto (info che possono risiedere sul terminale o su un server raggiungibile dallo smartphone tramite Internet), unite alle distanze, stimate dallo smartphone, in un certo momento, dagli stessi beacon. Triangolando la distanza relativa dai diversi beacon “percepiti”, il sistema, a livello software, diventa in grado di stimare la posizione assoluta dello smartphone, anche in ambienti chiusi.