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Confcommercio: Il dettaglio alimentare vede la fine del tunnel.

Nei primi sei mesi del 2015 le imprese del dettaglio alimentare hanno fatto segnare performance leggermente migliori rispetto alla totalità delle imprese del terziario. Tuttavia, i principali indicatori mostrano ancora i segni della lunga crisi, attestandosi su risultati distanti dall'area di espansione economica. E' il risultato principale che emerge dall'Osservatorio congiunturale sulle imprese del commercio al dettaglio dell'alimentazione, realizzato da Fida-Confcommercio in collaborazione con Format Research, e presentato a Roma nel corso di una conferenza stampa organizzata presso la sede nazionale di Confcommercio. Dallo studio emerge un quadro in chiaroscuro: da una parte crescono la fiducia delle imprese, i giudizi degli imprenditori del settore sul livello dei ricavi (aumentati per il 5,3% e invariati per il 48,9%)  e il valore medio dello scontrino. Dall'altra, la scia della lunga crisi si fa ancora sentire, come dimostra il fatto che il 63% delle imprese è stato costretto a rinviare investimenti già programmati e quasi un'impresa su due ha dovuto ridurre i propri occupati. Per non parlare del fatto che l'80% ha avvertito un aumento delle tasse sulla propria attività negli ultimi due anni. Sul fronte del credito, migliora la capacità delle imprese di fare fronte al proprio fabbisogno finanziario, anche se è ancora molto limitata la quota di imprese effettivamente finanziate (meno del 10%). 

Prampolini Manzini: "imboccata la strada della ripresa, ma serve molto tempo per recuperare il terreno perduto
 
"Questa ricerca – ha commentato Donatella Prampolini, presidente di Fida-Confcommercio - è la fotografia di un mondo sempre un po' dimenticato che ha superato negli ultimi decenni tantissime difficoltà e che oggi vede la luce in fondo al tunnel ma con il fiato cortissimo". "In sostanza – ha continuato - la strada della ripresa è stata imboccata ma occorre ancora molto tempo prima di recuperare il terreno perduto in questi anni. Tanti imprenditori continuano, infatti, a risentire delle conseguenze della lunga crisi, vedendosi costretti a ridurre il personale o a rinviare gli investimenti, e avvertono ancora tutto il peso del fisco che si conferma un vero e proprio fattore di ostacolo alla crescita". Oltre a ridurre il peso del fisco, occorre operare sul versante del credito, "ancora molto rigido", e snellire la burocrazia, "insostenibile". Perché, ha concluso la presidente della Fida, "fare impresa in Italia è un'impresa, ma non ci stanchiamo di migliorarci".