Come consuetudine anche quest'anno è stato reso noto il rapporto 2014 di Coop su consumi e distrinuzione. Emerge che dal 2007 a oggi se ne sono andati 15 punti percentuali di pil, circa 230 miliardi di euro, ciascun italiano ha visto ridursi il suo reddito di 2700 euro e il 40% del salario se ne va per le spese della casa. I consumi restano fermi, ma cresce il binomio fra cucina e tecnologia.
La fotografia di un paese che «si è fermato sull’orlo del baratro» commenta Marco Pedroni (nella foto in alto), presidente di Coop Italia- perché se la caduta rallenta la ripresa non c’è ancora». E sul carrello della spesa non si sono visti neanche gli effetti del bonus di 80 euro del Governo Renzi.
Più attenzione al risparmio. «I dati ci dicono questo – prosegue Pedroni - dopo anni difficilissimi gli italiani hanno ripreso a risparmiare (+1,7%, incremento maggiore dell’ultimo biennio ndr) o hanno scelto di destinare il bonus all’acquisto di altri beni fermi da tempo, come per esempio gli elettrodomestici. Ben vengano gli 80 euro – conclude Pedroni – ma per incentivare i consumi il Governo deve proseguire nella strada intrapresa. Da una parte offrire maggior sostegno alle fasce più deboli e alle famiglie, dall’altra completare quel processo di liberalizzazioni che ha investito soltanto alcuni beni come farmaci e carburanti».
Quella che emerge dal rapporto è un’Italia che rinuncia: il 51% non può permettersi una settimana lontano da casa, è un’Italia in difficoltà: il 25% dei residenti nel mezzogiorno non può permettersi un pasto proteico una volta ogni due giorni, soprattutto è un’Italia che definisce pessima la qualità della vita nel proprio paese. La pensa così il 77% dei cittadini contro il 43% della media europea.
Rinuncia. E’ una delle parole chiave del documento e in una sorta di gioco della torre gli italiani buttano giù alcuni miti simbolo: l’auto per esempio, vista sempre più come un valore d’uso e non più come un valore di possesso. Cresce il noleggio, è boom del car sharing (80 mila gli abbonati, 200 mila al mese i noleggi nella sola Milano) e il 55% dei cittadini si dice “disponibile” a usare i servizi delle cosiddette “share community”.
Bene cibo e tecnologia. Il futuro sembra essere “sharing” anche nei consumi alimentari. Internet ha oramai invaso la quotidianità degli italiani, che passano online 5 ore al giorno e cercano in rete consigli sui prodotti. In un mare di segni meno – evidenzia il rapporto - il cibo (seppure solo nelle varianti biologico, salutistico, etnico e vagano) e la tecnologia sono gli unici settori che non decrescono. Internet è la nuova agorà dove si formano le opinioni perché se è vero che l’acquisto online di prodotti alimentari vale ancora pochissimo (1,2%) i cittadini prendono in rete il 70% delle informazioni per gli acquisti.
La crisi ha reso la spesa più selettiva, calano infatti i consumi di verdure (-10%) frutta (-12%) e carne (-10%) mentre fanno registrare aumenti i prodotti senza glutine (+32,1%), bevande alla soia (+20,1%), e il giro d'affari del biologico toccherà quest'anno nella grande distribuzione i 720 milioni di euro.
In un gioco di equilibri fra quadratura dei conti e qualità dei prodotti gli italiani sembrano un popolo alla ricerca della ricetta giusta e la cucina, sempre più home made, rimane il primo argomento di interesse. E’ una vera e propria rivoluzione dello stile di vita: sembra essersi affermato un nuovo modello di spesa all’insegna della frugalità, meno vestiti, meno svaghi e divertimenti, ma anche meno alcol tabacco e gioco. Due rimangono i capisaldi, un italiano su due dichiara di destinare ai figli (sempre meno numerosi, ma sempre più preziosi) e al risparmio il denaro disponibile dopo aver soddisfatto i bisogni essenziali.