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Negli hard discount la spesa è low cost per tutti.

hard_discountE' attribuibile alla crisi il nuovo modello di consumo, nato col fenomeno dei low cost, con i consumatori sempre più attenti a navigare in rete per informarsi, comparare i prezzi sui volantini, cercare gli outlet, i mercatini dell’usato, e a chiedersi perché spendere tanto quando si può avere lo stesso a meno? Stando agli ultimi dati, gli hard discount hanno un giro di affari di circa 6 miliardi di euro, ripartito tra 4300 punti vendita e fra quasi venti insegne, prevalentemente diffusi nel centro e nel sud Italia (dati Istat 2011). Negli ultimi sei anni la quota di famiglie a basso reddito che fa la spesa negli hard discount è quasi raddoppiata, arrivando al 20%. E’ cresciuta anche la percentuale delle famiglie a reddito medio-alto: quasi una su dieci vi ricorre per i propri acquisti. In generale, il numero di famiglie che li preferiscono ai supermercati tradizionali è aumentata di due punti percentuali a livello nazionale, superando abbondantemente il 10%. Una rimonta importante, considerati i decenni di ritardo degli hd italiani rispetto al resto d’Europa e il rapporto ‘uno a quindici’ coi punti vendita della grande distribuzione. L’incremento più evidente è nel Mezzogiorno, dove si passa dall’11,2% del 2010 al 13,1% del 2011, mentre la grande distribuzione tradizionale scende dal 69 al 67%.
La spesa low cost, quindi, non è appannaggio solo di chi fa fatica a tirare la fine del mese, ma è praticata anche da chi ha un reddito medio.
Tale situazione sta contribuendo ad alimentare il business di catene come Eurospin, Lidl, MD, Dico, in guerra a colpi di sconti per contendersi una clientela sempre più vasta: quella dei consumatori che hanno rinunciato al prodotto di marca e puntano solo a nutrirsi ed arrivare a fine mese. Da tempo il consumatore ha compreso che non è vero che un prodotto di prezzo alto debba essere necessariamente di alta qualità, così come non è vero che un prodotto del discount debba di per sé essere scadente. Il prezzo è solo uno strumento di marketing dell’offerta tramite il quale posizionare una merce sul mercato. Sono stati fatti molti test che hanno constatato che sia il prodotto migliore che l’acquisto migliore (quello col miglior rapporto qualità-prezzo) provengono proprio dagli hard discount: consentono di risparmiare una media del 40% rispetto al prodotto di marca di riferimento. Che per una famiglia possono significare circa 2000 euro annui”. Secondo Pietro Giordano, segretario generale Adiconsum, associazione che ha siglato un accordo col motore di ricerca Klikkapromo.it per incentivare la ricerca web delle migliori offerte, “i prezzi così bassi dipendono in larga parte dalla vendita di prodotti con marchi e merce che non investono in pubblicità o in packaging. In merito alla qualità, l’unica arma in possesso dei consumatori è l’etichetta. Pertanto un consiglio è quello di leggerle sempre molto attentamente”.
Ma l’equazione crisi-povertà-corsa al discount è riduttiva. “In questo momento gli hard discount vivono un momento favorevole perché sono in sintonia con il mood di crisi che ci attraversa, un mood che spinge anche consumatori benestanti e di fascia alta a non provare più imbarazzo nel frequentarli. Anzi, il clima è tale che chi è ricco non ostenta la spesa. Il boom degli hd inizia in anni precedenti alla crisi, anche se l’attuale congiuntura economica li ha aiutati. Dipende essenzialmente dall’assenza di rinuncia al consumo, che l’hd aiuta a fronteggiare, e dalla caduta del valore della marca che il consumatore è sempre meno propenso a riconoscere quando decide l’acquisto. A questo si è aggiunta l’esplosione della rete: un sempre maggiore numero di consumatori usa il web, il social network, i siti aziendali prima di andare nel punto vendita.