La continua evoluzione del commercio al dettaglio ha portato a un progressivo passaggio dello spazio definito in termini assortimentali a un ambiente studiato e realizzato per il cliente che vive l’atto d’acquisto come un momento di gratificazione personale.
Per una corretta progettazione del punto di vendita e dei sistemi espositivi in essi contenuti, bisogna necessariamente conoscere in modo approfondito i prodotti in tutte le loro caratteristiche fisiche per comprenderne appieno le specifiche esigenze espositive in termine di applicazione ergonomiche. Va però specificato che nell’ambito della stessa categoria merceologica i prodotti, in funzione del loro valore reale e percepito, richiedono sistemi espositivi diversi.
Il declino della concezione del punto di vendita realizzato secondo una logica lineare sta portando all’affermazione di spazi fortemente caratterizzati a prescindere dallo loro estensione. Un nuovo disegno del negozio organizzato per “specializzazioni e mestieri” che mediante la chiave di lettura degli shop on shop viene trasformato in una grande piazza, dove si aprono tante botteghe specializzate che vivacizzano l’ambiente con colori, profumi sapori.
Inaugurata dagli ipermercati, questa tendenza viene anche utilizzata su superfici più piccole che fanno proprie i principi della leggibilità dell’offerta, l’idea della specializzazione e, di conseguenza, il miglior livello del servizio.
Va detto che non esiste una regola universalmente valida: semplicemente si ha la necessità di proporre spazi definiti secondo logiche sensoriali e non rettangoli segmentati.
Le soluzioni adottate dalla catene distributive sono molteplici (asimmetrici –concentrici) ma tutte hanno come premessa progettuale quella di creare momenti di rottura nella continuità omogenea della merce esposta, e migliorare l’orizzontalità visiva permessa dal layout, mediante la riduzione dell’altezza degli scaffali in cui è posta la merce. Facendo ciò il consumatore, con lo sguardo, ha la possibilità di spaziare al di sopra degli espositori, ricostruendo la propria mappa mentale del negozio creandosi i propri punti di riferimento.
Nell'allestimento di un negozio, le attrezzature di vendita svolgono un duplice ruolo, da un lato la necessità di supportare in modo forte e coerente i messaggi di comunicazione che il prodotto intende trasmettere al consumatore finale, dall’altro essere in grado di presentare al meglio il prodotto valorizzandone tutte le caratteristiche qualitative, estetiche e di contenuto.
Altro aspetto da non trascurare e che esse sono uno strumento attivo di visual merchandising in quanto devono essere in grado di dare al prodotto la giusta importanza mettendolo in una situazione di facile fruizione per la attitudini all’acquisto da parte del consumatore per il quale è stato pensato. Naturalmente la progettazione dei sistemi espositivi è indissolubilmente legata alle implicazioni ergonomiche che le diverse tipologie di prodotto impongono per dimensioni e caratteristiche fisiche.
Le attrezzature di vendita devono “rendersi invisibili”, devono farsi dimenticare, per dare invece risalto ai prodotti esposti. Non bisogna correre il rischio di far perdere alle attrezzature di vendita la loro essenziale funzione espositiva per finire coll’essere esse stesse scenografia, distraendo il consumatore dai prodotti.
A secondo della tipologia del negozio, dei prodotti da esporre e dalle tecniche di vendita si determina la scelta delle attrezzature di vendita che possono essere di diversa natura e forma, ma tutte devono essere standardizzate, flessibili e caratterizzanti. Devono facilitare l’applicazione delle tecniche del merchandising nell’esposizione dei prodotti con l’obiettivo di attirare l’attenzione del consumatore, sedurlo ed indurlo all’acquisto.